8.5.09

In memoria di M.M.


Il 7 maggio una donna tunisina di 49 anni, M.M.. ospite del Centro di indentificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma, si è suicidata.
Si trovava in Italia da 30 anni e doveva essere rimpatriata proprio ieri.

30 anni in Italia, insieme a noi, e poi un giorno come tanti qualcuno ti ferma su un tram o per strada, ti chiede un documento che non hai o è scaduto e tutto crolla.

"Cosa faccio? Chi mi aiuterà? Là da dove sono venuta non ho più nessuno, o sono scappata da violenze, o avrei avuto diritto all'asilo politico ma qui in Italia è praticamente impossibile ottenerlo..."

Trenta secondi nella testa di questa donna e ho le lacrime agli occhi e i brividi sulla pelle. Non c'è scampo per chi è come lei. Non lo avrei trovato se fossi stata al posto suo.

Una mia collega ha dovuto accompagnare un giovane parente argentino all'Ufficio Immigrazione di Torino per dei documenti e per la richiesta di cittadinanza.
Ha visto gente trattata in modo indegno di un Paese civile, ha visto gente cafona e ignorante che solo perhè dietro ad un vetro o con una divisa si permette di trattare altri esseri umani senza rispetto.

Quando è tornata a scuola il suo giovane parente aveva iniziato le pratiche per diventare cittadino italiano, lei avrebbe tanto voluto fare le pratiche per non esserlo più.

Ordine, legge, sicurezza.
Tutto giusto.

Ma prima: umanità, empatia, rispetto, fratellanza.

Un appello personale a Brunetta: ma questi poveracci e i loro accompagnatori (spesso italiani)non hanno diritto a mettere "la faccina" per segnalare il tipo di servizio ricevuto?
Nel caso lei accetti la proposta (sempre che chi si presenta all'Uffico Stranieri abbia un qualche diritto) tra le varie faccine, signor ministro, ne metta anche una che ricordi l'urlo di Munch, sono certa che andrebbe a ruba...

4 commenti:

  1. Anche la Questura di Milano è un interessante oggetto di discussione. Per rinnovare il permesso di soggiorno i miei alunni e loro famiglie o pagano qualcuno per riuscire ad avere il numero o si appostano fuori durante la notte. Una volta dentro, l'attesa è eterna e presunti avvocati, a cui nessun italiano affiderebbe una causa semplicemente per il loro aspetto poco raccomandabile, cercano clienti come avvoltoi o cercano di essere ascoltati dando voce ai loro disperati clienti. Ogni mezz'ora scoppia un litigio e le guardie minacciano di chiudere gli sportelli. Cittadini giapponesi, degli Stati Uniti, canadesi guardano esterefatti e raccontano di come non siano riusciti ad avere il numero nelle giornate precedenti e abbiano perso giorni di lavoro. Allo sportello all'entrata la guardia parla solo italiano e non è in grado di dare informazioni a nessuno. A me non l'hanno raccontato, c'ero anch'io. Mio marito è inglese e, per lo stato italiano, deve chiedere il permesso di soggiorno (altro che Comunità Europea!!!). I giorni in cui lo accompagnavo, io stavo all'entrata e spiegavo come funzionava il sistema a tutti quelli che, nonostante l'orario fosse quello giusto, non potevano entrare perchè non avevano il numero, numeri che si esaurivano dopo tre secondi! Adesso alcune pratiche si possono fare anche in altro luogo ma fino allo scorso anno questo era il ritratto.
    Certo loro ne vedono di tutti i colori: dai delinquenti ai calciatori famosi ma essere stranieri in Italia è molto lontano da essere un'esperienza positiva.
    Mi dispiace per M., forse sarebbe bastato farle compagnia in tutti questi anni di permanenza e legalizzare la sua situazione.

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  2. E' una tragedia grande, che va ad unirsi a tutte le altre, ogni giorno.

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  3. Mi fa piacere trovare questa sintonia visto che anche io parlo di multiculturalità.
    Le esperienze che descrivi sono il frutto dell'ignoranza, nel senso di non-conoscenza. E' qui che il nostro compito è ancora più importante. Ci voglio credere, ci devo credere, per non smettere di credere nella mia società civile e culturale.
    Un abbraccio,
    Anna :)

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  4. Grazie per questo tuo pensiero!

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