20.7.22

Quattro giorni speciali

Siamo partiti in treno alle 5:55 dalla stazione di Grugliasco, con le nostre bici e il nostro carico nelle borse e aspettative nella testa.

Arrivati a Bardonecchia, dopo uno strudel e un caffè, abbiamo iniziato a salire verso la Valle Stretta, per poi continuare fino al Colle della Scala. Finalmente un po' di fresco, anche se già scendendo verso Briancon le temperature sono tornate a salire...


Abbiamo proseguito fino a quella che avevamo stabilito come prima tappa: Guillestre. Lungo la strada il caldo si è fatto davvero pesante, ed è stata una vera gioia fare una pausa vicino a questo piccolo lago, accompagnati da una piacevole musica manouche.

A Guillestre per raggiungere l'albergo c'era ovviamente un'ultima salita al 12 %.



Il viaggio del giorno dopo ha previsto il bel percorso lungo la valle del Queyras e la risalita lungo la strada che porta al Colle dell'Agnello, ma ci siamo fermati a 13 km dalla vetta dove avevamo prenotato presso un rifugio, lo Chalet Genepy, a Molliéres en Queyras. Per raggiungerlo la salita era molto peggio di quella del giorno prima, ma la fatica è stata ricompensata dalla vista e dalle decine e decine di marmotte che uscivano e correvano e fischiavano nel prato dietro al rifugio.  Oltre alle marmotte c'erano anche le pecore e abbiamo avvistato un lupo.












All'alba del giorno seguente siamo ripartiti e abbiamo affrontato la salita al Colle dell'Agnello. Molti anni fa avevamo già raggiunto il Colle ma dal versante italiano. Dal versante francese la salita è meno dura e il paesaggio è bellissimo. Il rifugio a due km dalla cima apriva qualche ora più tardi  ma i responsabili avevano lasciato a disposizione un thermos di caffè caldo e dei biscotti per chi fosse passato di lì.





Al Colle i polmoni si sono riempiti di ossigeno e aria fresca e gli occhi hanno spaziato dal versante italiano a quello francese. Ci aspettavano poi tantissimi chilometri di discesa, interrotti solo da un panino al vitello tonnato a Ponte Chianale, per arrivare a Saluzzo. 

Il caldo soffocante ci ha suggerito di fermarci per la notte, e la mattina dopo abbiamo percorso gli ultimi 60 chilometri fino a casa.

Rientriamo in città, con un clima meteorològico e politico soffocante, ma con negli occhi e nel cuore tanta bellezza commovente. La natura è lì, maestosa e fragile, basterebbe saperla amare e rispettare saprebbe renderci tutti felici.