17.11.08

Quando lottare per il diritto allo studio non è solo una frase facile


Kandahar, vanno a scuola e i talebani gli sfregiano il volto
(da La tecnica della scuola)
di Luigi Mariano Guzzo

A Kandahar, in Afghanistan, quindici studentesse lo scorso 12 novembre sono state aggredite mentre si recavano a scuola. Shamsia, dal lettino dell’ospedale, dice di voler continuare a studiare per il suo Paese.
Ci sono luoghi in cui anche studiare, per le donne, è pericoloso.
Uno di questi è l’Afganistan dove i talebani, nella loro dittatura dal 1996 al 2001, avevano proibito per legge l’educazione alle ragazze.
E’ per questo che dopo la caduta del regime gli integralisti hanno iniziato a fare tutta una serie di attacchi ad insegnanti ed alunni. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello dello scorso 12 novembre quando a Kandahar quindi giovani liceali afghane sono state aggredite da alcuni uomini in moto che hanno spruzzato dell’acido, pare tolto da batterie di automobili, sui loro volti.
L’attentato è avvenuto proprio mentre le studentesse, in divisa scolastica con pantaloni e soprabito nero, camicetta bianca e velo, si stavano recando a scuola.
Il gesto appare come un chiaro segnale intimidatorio dei talebani per tutte le giovani afghane che decidono di costruirsi un futuro migliore sui libri.
Una delle più giovani studentesse vittime dell’aggressione è Shamsia, di 17 anni, colpita insieme alla sorella Latefa.
Shamsia, non solo sfregiata al volto ma pure danneggiata ad un occhio, è ancora in gravi condizioni all’ospedale di Kandahar ma non vuole rinunciare ai suoi sogni.
Il suo coraggio è straordinario e dal lettino dell’ospedale grida al mondo: “Continuerò ad andare a scuola anche se proveranno ad uccidermi. Sto studiando per costruire il mio Paese”.

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