Tratta da La Stampa
QUANTO VALE UNA VITA?
Cari lettori, questa lettera è indirizzata a tutti voi, indistintamente. Non importa se abbiate figli o meno, se essi vadano in una scuola pubblica o in una privata, non importa nemmeno quale ideologia politica abbiate. Non c’è divisione che tenga, di fronte a certe cose. Ci si può solamente ritrovare, uniti, nel dolore e nello sgomento.
Onorevole Ministro, questa lettera è indirizzata anche a lei, perché, che si critichi o meno la sua riforma, è lei che ha il potere - ma soprattutto il dovere - di far sì che le cose cambino in questo Paese, che tragedie come questa non possano più accadere.
Cari genitori e parenti di Vito, questa lettera è anche - e soprattutto - per voi, per farci sentire vicini nell’ingiusto destino che ha visto il vostro amato Vito vittima incolpevole. Perché sarebbe potuto esserci chiunque di noi, al suo posto, sotto le macerie di quel maledetto controsoffitto. Sappiamo quanto sia difficile evitare la retorica di fronte a disgrazie come questa, perché di fronte ad avvenimenti così terribili, la mente non riesce ad essere lucida, e allora si aggrappa alle fragili certezze delle frasi fatte. Proveremo ad evitarle ma, nel caso non ci riuscissimo, sappiate perdonarcelo.
Non è mai giusto che un ragazzo muoia.
Non è giusto che muoia mentre è a scuola.
In un attimo, proprio in quella scuola dove ci si crede protetti, capita il più orrendo dei tradimenti. In un’aula, dove magari molti di noi hanno trascorso uno dei loro anni di liceo, un controsoffitto cade, a causa di un tubo di cui nessuno ricordava più l’esistenza, lasciato lì perché sarebbe costato troppo rimuoverlo. E allora crolla tutto: il senso di protezione che l’edificio ci dava, la già scarsa fiducia dell’interessamento delle istituzioni, la speranza e l’entusiasmo che ci caratterizzano. Tutti i ricordi, belli e brutti, vengono spazzati via da questa tragedia, che rimarrà sempre nelle nostre menti, come ricordo indelebile degli anni passati in questa scuola.
Come si può pretendere di garantire il diritto allo studio, quando non si riesce nemmeno a garantire la sicurezza di entrare in una scuola e di uscirne vivi? Si è incolpato prima il vento, poi una terribile fatalità, ma alcune domande sorgono lo stesso spontanee. Possibile che in una scuola esista una controsoffittatura di cui - secondo le parole di alcuni - pochi sarebbero a conoscenza, una controsoffittatura che non permette di vedere cosa nasconde?
Com'è possibile fare dei controlli seri per la sicurezza se non si è in grado di verificare lo stato dei fili di acciaio, dei tubi che scorrono sotto i mattoni? Se fosse stato possibile, forse ci si sarebbe accorti di cavi che non sono riusciti a reggere nemmeno una porta sbattuta dal vento, per quanto violento fosse.
No, il problema è un altro. La causa è un'altra. Il sistema dei finanziamenti per la sicurezza, che guarda più alla forma che al contenuto. Tutti noi sappiamo che le aule hanno i neon senza copertura, che l'impianto elettrico a volte fa quello che gli pare, che in alcune stanze ci sono crepe nei muri.
Il problema è che la scuola, per gli interventi più importanti, anche avesse i soldi, non potrebbe fare niente, in quanto è la Provincia che deve operare sui suoi edifici. Così, le scuole si devono limitare al pro-forma, a dare l'apparenza della sicurezza, mettendo cartelli di avviso pericolo pavimento scivoloso, o le strisce gialle e nere per segnalare l'apertura di porte e finestre.
Le migliaia di euro spese per rifare la facciata sono un altro, triste segnale di questa tendenza. Certo, a chi non fa piacere una scuola con una bella facciata? Fa sempre un bell’effetto ed è sicuramente piacevole da vedere, ma se si dà la precedenza all’esteriorità piuttosto che alla sicurezza, allora non ci stiamo. Bisogna facilitare le procedure per intervenire sulla sicurezza nelle scuole, permettendo anche il diretto intervento dell’istituto che, essendo chiamato in causa in prima persona, conosce meglio i problemi da risolvere.
Così che i - piccoli - finanziamenti che l'istituto riceve possano essere messi da parte per opere importanti, e non spesi ogni anno in lavori minori, che sono gli unici per cui non deve passare attraverso la Provincia. Finché le cose rimarranno così, i Presidi avranno le mani legate, e non potranno far altro che vedere la loro scuola consumarsi lentamente.
Ministro, ora ci rivolgiamo direttamente a lei. Lei ha detto di aver stanziato finanziamenti per mettere in sicurezza le cento scuole più a rischio d’Italia, con particolare attenzione alle zone sismiche. La domanda che ci viene subito in mente è: la nostra scuola sarebbe rientrata in quelle cento?
Non è messa poi così male in confronto ad altre: non sorge in una zona sismica, né in una zona a pericolo alluvioni, essendo su una collina. Eppure da noi gli studenti muoiono, rimangono feriti gravemente. Allora, se una scuola così, all’apparenza normale, diventa scenario di una tragedia che fa venire i brividi a noi, che eravamo presenti, pensando a cosa ci sarebbe potuto accadere, forse bisognerebbe finanziare maggiormente la sicurezza nelle scuole.
Se uno Stato non riesce a garantire il diritto di vivere ai propri cittadini, allora non ha senso che garantisca gli altri diritti. Noi non possiamo far altro che lanciare questo appello, impotenti come ci sentiamo di fronte a questa tragedia, e stringerci in un abbraccio alla famiglia di Vito e a tutti i ragazzi come noi, rimasti vittime del crollo, in particolare ad Andrea, che lotta per tornare alla vita di tutti i giorni.
Tenete duro.
Nessun commento:
Posta un commento