L'origine della frase è legata ad una vicenda singolare, almeno quanto originale è stata la didattica e la personalità del maestro Alberto Manzi: l'insegnante era stato sospeso dal servizio presso la scuola elementare Fratelli Bandiera per decisione del Provveditore agli studi di Roma Italia Lecaldano.
L’accusa rivolta a Manzi era di essersi rifiutato di redigere i giudizi analitici di valutazione, ovvero quella parte dedicata alla personalità degli allievi per due anni scolastici (‘78/’79 e il 79/80), con dimezzamento dello stipendio (120 mila lire al mese) e un ritardo di 2 anni nella maturazione dell’anzianità contributiva.
Alberto Manzi aveva giustificato il suo gesto sostenendo una inadeguata preparazione scientifica per la valutazione della personalità degli allievi: “ Non è mio dovere parlare della vita del ragazzo, della sua partecipazione individuale della scuola (eventualmente dovrei dire io quanto sono stato capace di farlo partecipare o meno a questa vita); non è mio dovere (e non rientra nelle mie capacità analitiche) dare un giudizio relativo al comportamento psicologico dell’alunno. Credo sia mio diritto, oltre che mio dovere, in difesa dei fanciulli stessi, di non compilare delle schede che risulterebbero false. Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni".
L’accusa rivolta a Manzi era di essersi rifiutato di redigere i giudizi analitici di valutazione, ovvero quella parte dedicata alla personalità degli allievi per due anni scolastici (‘78/’79 e il 79/80), con dimezzamento dello stipendio (120 mila lire al mese) e un ritardo di 2 anni nella maturazione dell’anzianità contributiva.
Alberto Manzi aveva giustificato il suo gesto sostenendo una inadeguata preparazione scientifica per la valutazione della personalità degli allievi: “ Non è mio dovere parlare della vita del ragazzo, della sua partecipazione individuale della scuola (eventualmente dovrei dire io quanto sono stato capace di farlo partecipare o meno a questa vita); non è mio dovere (e non rientra nelle mie capacità analitiche) dare un giudizio relativo al comportamento psicologico dell’alunno. Credo sia mio diritto, oltre che mio dovere, in difesa dei fanciulli stessi, di non compilare delle schede che risulterebbero false. Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni".
Il provvedimento fu reso effettivo a un mese dall’esame di licenza elementare, provocando la dura reazione dei genitori dell’allora 5G, che ritennero la pena eccessivamente dura, soprattutto per i bambini.
L’anno successivo il maestro decide di far fare un timbro che riassumesse una valutazione complessiva per tutti i ragazzi con scritto “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Una frase destinata a diventare presto un modello.
L’anno successivo il maestro decide di far fare un timbro che riassumesse una valutazione complessiva per tutti i ragazzi con scritto “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Una frase destinata a diventare presto un modello.
Il Ministero si mostrò contrario alla valutazione timbrata, al che Manzi ribattè: "Non c'è problema, posso scriverlo anche a penna".
Alberto Manzi su Wikipedia
un grande !!
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