26.5.13

Il bambino artigiano. Un impossibile ritorno.


Segnalo questo interessante articolo "Il bambino artigiano" di Marco Carsetti, uscito sul numero 15 della rivista Gli Asini.
Grazie a Nives per avermelo fatto conoscere.

Due passi mi hanno particolarmente colpito.
Il primo:
"il lavoro-gioco che era proprio di ogni bambino si è trasformato in gioco fine a stesso senza più alcun ruolo sociale o di socializzazione, nessun riconoscimento, le scuole sono ambienti del tutto inospitali e incapaci ad accogliere il corpo, l’attività manuale, la pratica e quindi il benché minimo lavoro che abbia un senso per la vita della comunità. Già solo per aver escluso questo si può affermare che la scuola è morta e con essa ogni educazione che abbia caratteristiche simili. Senza un giardino, una cucina, laboratori artigianali, utensili e attrezzi, macchinari, un posto dove tenere e accudire gli animali, che non siano concepiti come svago o extra ma che siano il centro pulsante della vita a scuola, i bambini e i ragazzi rimarranno schiavi del verbalismo, delle lezioni, dei compiti, dei voti, del gioco fine a se stesso e il risultato sarà la mortificazione della loro spinta vitale, dello spirito."

Nella scuola il giardino spesso è inesistente o brutto o pericoloso, i laboratori artigianali sono spariti a causa delle leggi sulla sicurezza che non hanno reso affatto le scuole più sicure, ma sicuramente le hanno rese molto più noiose.
Accudire un animale? Per carità! Martelli, seghetti, chiodi? Banditi! Una cucina? Non se ne parla. Via i forni per la ceramica, via la colla a caldo... Pericoli ovunque, divieti ovunque, ali tarpate alla fantasia e alla creatività.
Siamo andati in gita scolastica, 50 bambini hanno fatto con le loro mani (e le terribili macchine per la pasta) le tagliatelle e a pranzo ce le siamo mangiate. A scuola sarebbe impossibile, con mezz'ora di pullman si può fare. C'è un senso a tutto ciò, oltre quello che tutti si devono parare le spalle perchè ormai a ogni bua parte un avvocato con una causa contro una scuola o un'insegnante?

Poi però si sogna la LIm... 
"Oggi la scuola è piena di questi sotterfugi e stratagemmi che sono un insulto all’intelligenza dei ragazzi. Ultima tra queste è l’introduzione della LIM (Lavagna interattiva Multimediale) che non significa portare a scuola strumenti tecnologici o tecnici per fare ricerca scientifica, ma solo scimmiottare la realtà e replicare l’instupidimento e la passività da schermo, l’immobilità ulteriore dell’esperienza corporea. "

Sto tenendo in questi mesi molti corsi di formazione, e mi accorgo che troppi sono gli insegnanti che sono presi dall'ansia LIM, dalla frenesia del "devo imparare a usarla", senza chiedersi quali obiettivi, quali contenuti, quali competenze dovrebbero raggiungere i loro allievi. Maestre stressate e ansiose (con spesso tutte le ragioni) che a casa non hanno tempo di lavorare al computer, che non sono iscritte a nessun socialnetworks o gruppo di lavoro e di autoaggiornamento in rete, ma che vorrebbero in poche ore "saper fare cose". La stessa ansia dei bambini in prima elementare che dal primo giorno vorrebbero scrivere, salvo poi stufarsi dopo la prima settimana.
In una sala per conferenze con 100 persone davanti pochi giorni fa, dopo due ore di incontro in cui mi era stato offerto un computer e un videoproiettore, una collega arrabbiatissima si è alzata chiedendo "Quando facciamo qualcosa di pratico?". 
A parte l'assurdità della domanda in quel contesto, giustamente anche le maestre vorrebbero mettere "le mani in pasta" ma anche a loro questo viene negato. E allora se è chiaro che davanti a uno schermo per 4 ore ci si annoia anche da adulti e anche se il relatore è un mago (e non è il mio caso!) perchè lo schermo della LIM dovrebbe trasformare le nostre lezioni in qualcosa di fantastico? Solo perchè a turno 27-28 bambini possono metterci le ditina sopra e spostare parole e oggetti? 

Sono arrabbiata con questa scuola, sono arrabbiata con tutti quelli che hanno permesso che diventasse così, e con me stessa per non aver saputo lottare abbastanza per impedirlo.


4 commenti:

  1. Ottime queste tue considerazioni finali. Ma anche le precedenti. Fanno il paio con quanto ha scritto Mario Agati a proposito delle tecnologie a scuola http://tecnologieeducative.wordpress.com/2013/05/26/il-cinismo-logora-chi-non-ce-lha/

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  2. Anonimo8:51 PM

    Gentile Paola, capisco, ma io lavoro alla Rinnovata Pizzigoni di Milano e i nostri ragazzi hanno proprio tutto, orto, giardino, cucina, animali, qualche Lim e computer in classe. Lavoro nell'ormai credo unica scuola di "metodo" in Italia e devo combattere con chi continua a dire che il metodo è stato importato nell'intera scuola italiana. Da ciò che leggo capisco che non è vero e i nostri viaggi di istruzione non tengono conto di cascine e serre poiché fin dalla prima coltiviamo il nostro campo, raccogliamo i suoi frutti, li vendiamo all'interno, prepariamo il pastone per i nostri volatili mentre asini, capretta e pony brucano l'erba davanti agli occhi estasiati dei bambini...si chiamava Giuseppina Pizzigoni, fu contemporanea della Montessori e non ebbe così tanto successo...

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  3. Cara Giuseppina, hai scritto prima che io riaprissi l'articolo per aggiungere che non so e non posso dire come sia la situazione in tutte le scuole italiane, visto che ogni giorno imparo che siamo diversi da nord a sud, da est a ovest, e che sono poche le regole che si possono definire comuni in questa nostra scuola italiana.
    Come avete fatto??? Siete scuola statale, leggo che c'è un'Opera Pizzigoni...Dobbiamo saperne di più, dobbiamo sapere come diventare come voi!

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  4. Concordo pienamente! Sono anni che dico e scrivo quanto sia importante la didattica laboratoriale. In Scandinavia, nonostante il freddo, ogni scuola (tutte, dalle materne alle secondarie) è dotata di un giardino e prevede attività pratiche in esterno, perfino il gioco libero avviene a contatto della natura. Come facciano non so, viste le temperature. Ma lo fanno!
    Quanto alla LIM, sono convinta che la sua utilità esista, ma sia da considerarsi assolutamente relativa. Non credo possa migliorare la qualità dell'insegnamento, semmai trasformarla, in che modo non si sa, questo dipende ovviamente da come verrà usata.

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